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mercoledì 29 ottobre 2008

Stampa sarda

Ricevo e pubblico:

A.S.A.R.P

Associazione Sarda per l’Attuazione della Riforma Psichiatrica

Reg.Vol. n°354 DPGR N°178 del 25.07.95

Sede Regionale Cagliari Via Romagna n°16 (presso Cittadella della Salute)

n° tel.provvisorio 070/47443425/24 – fax provvisorio 070/822711 - E-mail: asarp@tiscali.it



Agli Organi di Stampa e Informazione

Al Presidente della Commissione Affari Sociali

della Camera – Roma

All’Onorevole Carlo Ciccioli

Componente della Commissione Affari Sociali

della Camera- Roma

e p.c. Al Presidente della Commissione Sanità

del Consiglio Regionale della Sardegna

Al Presidente della Regione Sardegna

All’Assessore Regionale alla Sanità della

Regione Sardegna



Leggiamo sulla stampa locale, con i soliti titoli ad effetto “Caos psichiatria, blitz in reparto presto l’inchiesta del Parlamento”, della visita fatta dall’Onorevole Carlo Ciccioli (vice presidente della Commissione Affari Sociali della Camera), dall’Onorevole Giorgio Oppi (componente della stessa Commissione ed ex Assessore Regionale alla Sanità della Regione Sardegna) e da altri Onorevoli rappresentanti del Consiglio Regionale e del Parlamento Italiano, al Servizio Psichiatrico di Diagnosi e Cura di Cagliari .


Le visite ai servizi, i blitz (meglio se dei NAS), le ispezioni sono cosa buona e giusta se servono per scoprire e denunciare situazioni di “malasanità” e abusi (come promosse da più parti), ma pare (da quanto scrivono i nostri attenti giornalisti) che la visita volesse “far luce su quello che sta succedendo in Sardegna” e in particolare sull’Amministrazione Regionale accusata di non “cogliere la differenza tra psichiatria ideale e psichiatria reale”; accusata di essere prigioniera della “scuola di Trieste” che utilizza il metodo dei “pochi farmaci e molta accoglienza”; accusata di essere “prigioniera dell’ideologia del 68 e di essere troppo tollerante”. Accusata di una serie di altre stupidaggini.


Ma di cosa parlate?

Ma sapete voi che situazione avevamo in Sardegna prima che l’Assessore Dirindin mettesse mano alla sanità sarda e alla salute mentale?

Noi si!. Noi familiari sì!

E non aver garantito le risorse necessarie alla salute mentale, almeno a partire dal 1978 (data di approvazione della legge di riforma) ha prodotto alle nostre vite e alla vita di migliaia di persone danni incalcolabili e inimmaginabili (a chi non sa di cosa parliamo). Perché l’abbandono delle persone e delle famiglie, le terapie sbagliate e dannose, le pratiche coercitive, l’assenza di risposte adeguate e tempestive, di strutture alternative in cui intraprendere dei percorsi di cura e di ripresa, è colpa grave di chi in tutto questo periodo ha amministrato la nostra regione e non ha fatto ciò che doveva.


E la Legge 180 non c’entra assolutamente nulla, perché doveva assolvere solo ad un compito: chiudere la vergogna dei Manicomi e restituire dignità e libertà alle persone sottratte alla vita civile, alla vita (se visitate le sedi delle nostre associazioni potete prendere visione di ampio materiale documentale).


Ma dobbiamo sentire ancora oggi rappresentanti del Popolo dichiarare che “la tolleranza genera fughe e incidenti” e che non bisogna avere “pregiudizi sulla contenzione e sugli psicofarmaci”?


Noi non ce li abbiamo i pregiudizi sugli psicofarmaci (sugli abusi che trasformano le persone in zombi, si!), ma respingiamo con la forza della ragione e dell’indignazione la contenzione. Legare un essere umano è immorale, dannoso alla salute, ed è atto che viola i diritti umani. Ogni persona che subisce “la contenzione” deve sapere che nessuna legge italiana la prevede, che è un abuso che si può perseguire penalmente.


Quel Servizio Psichiatrico di Diagnosi e Cura di Cagliari che sta tanto a cuore ad alcuni Consiglieri del centro-destra, ha trenta posti letto (e non 15) da quando, oltre 30 anni fa, è stato inaugurato e le uniche voci che si sono levate alte a protestare, negli anni, sono state le nostre voci e quelle degli operatori che credono che si può curare senza negare né legare. Noi continuiamo a pensare che quel Servizio va sdoppiato con urgenza ma pensiamo anche che la priorità è del territorio, per garantire la presa in cura 24 ore su 24.


Fummo noi, con una petizione popolare accompagnata da oltre 12 mila firme, a porre la “questione psichiatria” all’attenzione del Consiglio Regionale della Sardegna e sempre noi a chiedere inutilmente a tutti gli Assessori che si sono succeduti nell’ultimo ventennio dei Piani di intervento che, nel rispetto della normativa Nazionale, modificassero lo stato di povertà materiale e culturale in cui versava il settore della “salute mentale”.


Non dimentichiamo che in Sardegna i manicomi si sono chiusi nel ‘98 con una bella deportazione, in altri piccoli manicomi (costati un pacco di soldi pubblici), di operatori e pazienti (che solo oggi intraprendono nuovi percorsi), e i servizi territoriali erano appunto “ambulatori” male organizzati e non centri di salute mentale aperti 24 ore come da trenta anni (!) noi attendiamo.


Ad indignarci oggi per la vergognosa strumentalizzazione (che passa attraverso la stampa) siamo in tanti e siamo gli stessi che non hanno mai smesso di credere e lottare per un sistema sociale che includa tutti, che protegga i più deboli, che metta al bando qualunque intervento lesivo della dignità e della libertà delle persone. Solo una società giusta e solidale può affrontare adeguatamente le nuove sfide sociali. Se il mondo diventa migliore le persone soffrono di meno.


Ecco in Sardegna questo si sta tentando e la sfida è tra chi vuole il cambiamento e chi no.


Cambiare significa cambiare le pratiche, umanizzare i luoghi, guardare le persone in faccia e accoglierle, interpretarne i bisogni veri, dare risposte immediate, restituire speranza, pensare nuove strategie, tentare strade prima mai intraprese, lavorare in èquipe, lavorare in rete, individuare risorse materiali e immateriali, riconoscere i saperi e le competenze degli utenti e dei loro familiari. Insomma: lavorare, lavorare, lavorare. Ponendo al centro della propria azione e del proprio interesse la persona umana.


Cagliari 28.10.2008

La Presidente

Gisella Trincas

f.to Gisella Trincas


8 commenti:

Gianna ha detto...

Allora qualcosa si sta muovendo?
Nella scuola al centro il bambino,negli ospedali il paziente.

Mi illudo?

Anonimo ha detto...

Sarà una bela guerra, ormai si cerca di soffocare in ogni modo le cose,
il nuovo DSM (manuale per i disturbi mentali) in america fa scandalo più della meta dei redattori compromessi con le aziende produttrici di psicofarmaci.
Da me un articolo sulla privatizzazione dell'acqua potabile, va a finire che nel MedioEvo stavano meglio.

Vale ha detto...

Sono con coi....

Gianna ha detto...

Ciao IS.

veronica ha detto...

Non mollate mai! Noi vi sosteniamo con i nostri abbracci e non solo!

Leonardo ha detto...

Ciao ishtar...era un pò che non passavo da te,non perchè me ne sia dimenticato,tutt'altro!
Ci sono anch'io a darti man forte,la lettera-denuncia di Gisella Trincas è forte,esemplare!
Ciò che ci vuole in questo momento.

Un caro saluto.

Ishtar ha detto...

Stella e Sirio
Gisella è una gran donna, da 20 anni lotta per migliorare le condizioni degli uttenti di spichiatria, lei è prima di tutto un familiare per via di una sorella, per questo sa cosa dice e cosa fare, come anche quanto è scomoda!
Per fortuna esistono persone come lei...
Ecco perchè ho ritenuto importante riportare questa lettera solo parzialmente pubblicate in un piccolo trafiletto!
Ciao cari :)
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Knoss
si la guerra è in piedi da tanto anche se non possiamo lamentarci dei passi da gigante che qui in Sardegna si stanno muovendo...
Per l'acqua,è un bene di sussistenza che non deve essere privatizzato in assoluto, si può fare a meno di tante cose ma l'acqua è fonte di vita!
Ciao
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Stellavale
non ne dubitavo compagna!
Ciao
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Vero
ti assicuro che Gisella come anche gli altri volontari non ne hanno intenzione, e sono per noi preziosi esempi di lotta continua e concreta!
Ciao piccola :)

liberoPensieRoberto ha detto...

Ho riportato questo intervento sul nostro gionale http://informareagire.blogspot.com,del resto si rivolge in generale anche agli organi di informazione.

Spero di aver fatto una cosa giusta.

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